I Melograni sono piccoli alberi originari dell’India, notevoli per i loro frutti: le granate. Diffuso da epoca antichissima, il melograno è apprezzato e coltivato da amatori nelle zone più settentrionali del bacino mediterraneo mentre nelle zone più calde si sta espandendo la coltivazione specializzata. Specie rustica adattabile a diverse condizioni pedo climatiche, teme solo i ristagni idrici e lo scarso soleggiamento.

Le densità di piantagione più adottate variano tra 400 e 800 piante ad ettaro; generalmente si lasciano crescere liberamente cespugli policaule o a monocaule eliminando, tra il primo ed il secondo anno, tutti i polloni concorrenti della barbatella d’impianto o del pollone più vigoroso.

L’entrata in produzione inizia al 3°-4° anno; in impianti intensivi si sono raggiunti 100 qli/ha al 6° anno.

Gli interventi di potatura dei melograni riguardano l’eliminazione dei polloni, dei succhioni e dei rami esauriti. Il melograno non ha particolari esigenze nutritive, tuttavia si avvantaggia di concimazioni bilanciate e dell’irrigazione, tollerando anche l’uso di acqua salmastra. La raccolta deve avvenire in diversi stacchi quando l’epidermide assume sfumature rosse più o meno intense a seconda della varietà e dell’ambiente. La pianta è soggetta ad attacchi di cocciniglie; la lotta va fatta a fine inverno con olii o polisolfuri.

Numerose sono le varietà individuate nei Paesi maggiori produttori di melagrane (Marocco, Turchia, Tunisia, Spagna, Stati Uniti); sono state ripartite in “dolci“, utilizzate per il consumo fresco; in “agrodolci” o “acidule“, con acidità compresa fra 1 e 2% di acido citrico, usate per la preparazione di bevande rinfrescanti; infine le “acide” indicate principalmente per l’estrazione di acido citrico.

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